Le nuove evidenze dei ricercatori australiani favoriscono
la teoria dell’origine di laboratorio
Inoltre, gli stessi tipi di esperimenti descritti dal WIV nel 2015 potrebbero produrre, anche se involontariamente, un coronavirus modificato che sarebbe contagioso per l’uomo, secondo Nikolai Petrovsky, professore al College of Medicine and Public Health della Flinders University in Australia.
Petrovsky, che sta lavorando su un vaccino per il COVID-19, concorda sul fatto che la struttura del virus non indica che sia stato deliberatamente “saldato” (spliced), ma osserva che se un coronavirus del pipistrello fosse stato coltivato in cellule umane, come dicono i ricercatori del WIV, potrebbe essere “costretto” ad adattare la sua proteina spike a quelle cellule e quindi diventare particolarmente contagioso nell’uomo.
“Prendete un coronavirus di pipistrello che non è infettivo per gli esseri umani e forzatene la selezione attraverso la coltura in cellule che esprimono il recettore ACE2 umano, cellule che sono state create molti anni fa per la coltura dei coronavirus della SARS, e potete forzare il virus del pipistrello ad infettare le cellule umane attraverso le mutazioni della sua proteina spike, che avrebbe l’effetto di aumentare la capacità di legarsi all’ACE2 umano e di ridurre inevitabilmente la capacità di legarsi all’ACE2”, scrive Petrovsky in una dichiarazione pubblicata dall’Australian Science Media Center il 17 aprile.
Petrovsky, insieme ad altri tre scienziati, ha recentemente pubblicato i risultati preliminari, non sottoposti a revisione paritaria, di una simulazione al computer che ha testato la forza di legame del nuovo coronavirus con il recettore ACE2 degli esseri umani e di una varietà di animali, e ha scoperto che il coronavirus è stato ottimizzato per il legame con l’ACE2 umano, più di qualsiasi altro animale testato.
Gli scienziati scrivono che “questa scoperta è particolarmente sorprendente in quanto, tipicamente, ci si aspetta che un virus abbia la più alta affinità per il recettore nella sua specie ospite originale, ad esempio il pipistrello, con una minore affinità iniziale di legame per il recettore di qualsiasi nuovo ospite, ad esempio gli esseri umani. Tuttavia, in questo caso, l’affinità della SARS-CoV-2 è più alta per l’uomo che per la presunta specie ospite originale, i pipistrelli, o per qualsiasi potenziale specie ospite intermedio”.
Lo studio dimostra che “la forza di legame del COVID-19 all’ACE2 umano supera di gran lunga la forza di legame prevista all’ACE2 di qualsiasi altra specie“, ha scritto Petrovsky il 17 aprile. “Questo indica che il virus è stato selezionato per il suo elevato legame con l’ACE2 umano. In assenza di evidenze di infezioni umane storiche con questo virus, che potrebbero portare a tale selezione, si tratta di una notevole coincidenza o di un segno di intervento umano”.
Petrovosky sottolinea inoltre che “in natura non è stato trovato alcun virus che corrisponda al COVID-19, nonostante l’intensa ricerca delle sue origini”, aggiungendo che questo “solleva la legittima domanda se il virus COVID-19 possa essere il risultato di un intervento umano”.
Egli conclude che è “del tutto plausibile che il virus sia stato creato nella struttura di biosicurezza di Wuhan mediante selezione su cellule che esprimono l’ACE2 umano, un laboratorio che all’epoca era noto per la coltivazione di coronavirus di pipistrelli esotici”, e ipotizza che in tal caso “il virus coltivato avrebbe potuto sfuggire alla struttura” in vari modi, attraverso l’infezione di un membro del personale o lo smaltimento inappropriato dei rifiuti. Chiede “un’indagine internazionale completa e indipendente” sulla questione.
Richard Ebright ha detto a LifeSite, in un’intervista via e-mail, che i risultati dello studio di Petrovsky “sono plausibili”, ma ha avvertito che i dati “provengono dalla simulazione computerizzata non da esperimenti e quindi devono essere considerati, nella migliore delle ipotesi, provvisori”. I risultati dello studio dovrebbero essere confermati da esperimenti fisici, ha detto Ebright a LifeSite.
Una sorprendente coincidenza?
La teoria che l’epidemia sia dovuta al consumo o al contatto con una specie animale esotica, che ha agito da intermediario per il virus tra i pipistrelli e gli esseri umani e presumibilmente venduta nel mercato di Huanan o in qualche altro mercato simile a Wuhan, è resa ancora più improbabile dal fatto che i pipistrelli che sono noti come portatori di coronavirus simili alla SARS vivono in grotte nella provincia dello Yunnan a quasi 1.000 miglia di distanza da Wuhan. L’unica conferma del collegamento con questi luoghi è la ricerca condotta dal WIV, che ha ripetutamente inviato ricercatori nella grotta per raccogliere lo stesso tipo di coronavirus simile alla SARS che causa il COVID-19.
Anche se il virus potrebbe non essere stato intenzionalmente realizzato in un laboratorio di Wuhan, è possibile che un operatore sul campo del WIV possa averlo contratto mentre raccoglieva campioni di virus dai pipistrelli. Anche gli scienziati che sono stati veloci a serrare i ranghi e a minimizzare o addirittura a negare ogni possibile connessione con il laboratorio del WIV ammettono che tali incidenti possono accadere.
Il Washington Post, pur sottolineando che la maggior parte degli scienziati ha respinto la teoria che il nuovo coronavirus sia fuggito da un laboratorio, riferisce che scienziati statunitensi con esperienza sul campo hanno dichiarato che i dispositivi di protezione utilizzati dal WIV “pur essendo utili, non avrebbero necessariamente protetto gli operatori da graffi o morsi di pipistrelli rinolofi” e che le mascherine N95 usate dal personale del WIV “sono inadeguate a bloccare tutti i virus, anche se usate in modo corretto“.
Uno scienziato anonimo che studia gli agenti patogeni negli animali selvatici ha detto al Post: “Sia che il personale interagisca con i pipistrelli in natura o in laboratorio, è abitualmente a rischio di infezione”.
Anche se il laboratorio WIV è stato classificato come laboratorio di biosicurezza di livello quattro, il più alto nel settore, i protocolli sono validi fintanto che vengono fatti rispettare. Nell’incidente del 2004, in cui due diverse epidemie di SARS sono state causate da un laboratorio di Pechino, i protocolli avrebbero potuto evitare gli incidenti se fossero stati seguiti, dicono gli scienziati.
Antoine Danchin, un epidemiologo del Pasteur Research Center dell’Università di Hong Kong, nel 2004 ha dichiarato alla rivista online The Scientist che normalmente “non è possibile contaminare le persone anche sotto il livello due di isolamento, se si rispettano le procedure di sicurezza, con apposite tute e così via”. Quindi suggerisce che vi sia stato un qualche tipo di cattiva gestione” nell’epidemia di SARS di quell’anno.
“Il laboratorio può aver stabilito tutte le corrette procedure, ma le persone possono non rispettarle! Danchin ha aggiunto. “Per esempio, i notebook non dovrebbero essere portati fuori, e tante altre cose del genere. Un virus non salta addosso alla gente!”
Richard Ebright, professore di chimica e biologia chimica alla Rutgers University, ha detto al Washington Post che non è “credibile” affermare che il laboratorio WIV non possa essere stato coinvolto nella diffusione del virus.
Ebright si è opposto a lungo alla ricerca sul “gain of function”, preoccupato del fatto che potesse scatenare un potenziale virus pandemico nel mondo. Egli sostiene che tale ricerca ha creato rischi enormi senza dare risultati positivi per combattere la malattia.
Prossima puntata:
Il comportamento del governo cinese indica che ha qualcosa da nascondere
Seguici su Telegram:
t.me/QlobalChangeItalia
t.me/QC_Italia_BlogFEED