I confini dell’Ucraina sono stati per secoli un campo di battaglia decisivo. Qui, Stoccolma, Berlino e Mosca avevano lottato per la supremazia. Qui, Carlo XII aveva perso per mano di Pietro il Grande, Stalin aveva sconfitto Hitler ed ora è probabile che i Clintoniani subiscano in Ucraina la loro sconfitta decisiva. I Democratici hanno commesso l’errore politico più grande del secolo attaccando Trump sull’affare Biden, cioè, così sarebbe se gli Americani avessero ancora un minimo di buonsenso.
Il vicepresidente Biden aveva estorto milioni di dollari in tangenti personali dal debole e vassallo stato ucraino. Quando erano iniziate le indagini su questa sordida vicenda aveva ricattato gli Ucraini, usando la sua posizione e il denaro dei contribuenti americani per costringere uno stato sovrano a licenziare il suo procuratore generale che indagava sulle tangenti.
Invece di coprirsi il volto per la vergogna ed evitare di presentare Biden come potenziale candidato del partito per le elezioni del 2020, i Democratici, guidati dalla ormai antiquata sig.ra Pelosi, hanno deciso di chiedere l’impeachment del presidente [Trump], reo di aver scoperto le malefatte di questo criminale. Nel celebre film Dirty Harry [Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!], gli avvocati cercano di salvare un criminale inquisendo un poliziotto che aveva trascurato il particolare dei diritti Miranda. Questo per i Democratici è il modello da imitare per il loro tentativo di impeachment.
L’estorsione criminale di Biden non era un segreto. Si era anche vantato di questo imbroglio durante un evento pubblico. Aveva ammesso pubblicamente che:
Avevo detto [ai leader ucraini], ”vi sto dicendo, che non avrete il miliardo di dollari.” Avevo detto, “non avrete il miliardo. Sto per andarmene da qui, penso più o meno fra sei ore.” Li ho guardati e ho detto: “me ne vado tra sei ore. Se il pubblico ministero non viene licenziato, non avrete i soldi.” Bene, quel figlio di puttana (risate) era stato licenziato. E, al suo posto, avevano messo qualcuno che, all’epoca, andava bene.
Gli Ucraini avevano messo qualcuno che, all’epoca, andava bene, tanto bene che aveva terminato le indagini sulla compagnia petrolifera Burisma. Questa azienda fungeva da prestanome per il recapito delle tangenti al vicepresidente Biden, tramite il figlio, Hunter Biden. John Solomon di The Hill ha scritto:
“I registri bancari statunitensi mostrano che la società americana di Hunter Biden, la Rosemont Seneca Partners LLC, aveva ricevuto da Burisma accrediti regolari su uno dei suoi conti, solitamente per più di 166.000 dollari al mese, dalla primavera 2014 all’autunno 2015, nel periodo in cui il vicepresidente Biden era il principale funzionario statunitense che si occupava dell’Ucraina e dei suoi tesi rapporti con la Russia.”
Il procuratore licenziato, Viktor Shokin, ha dichiarato che Biden figlio era sotto indagine. Dopo essere stato licenziato a causa dell’interferenza di Biden padre, il denaro aveva continuato a riversarsi dalle povere tasche ucraine ai forzieri ben imbottiti dei Biden. I miei conoscenti di Kiev così ricordano [Biden figlio]: un giovane buono a nulla, con il debole della coca e delle donnine allegre, che, da solo, non si sarebbe mai guadagnato uno stipendio del genere.
Potreste chiedervi, come mai Biden aveva ammesso il suo reato? Si considerava intoccabile, così come la sig.ra Clinton e le altre persone della sua cerchia. Il malizioso presidente Trump ha deciso di perseguire Biden per corruzione ed estorsione, proprio come un comune mortale. Questa è una minaccia diretta per i Clintoniani (usiamo questo termine per i vari centri di potere conosciuti come Democratici, Liberali, Internazionalisti, finanzieri, Maestri del Discorso o Stato Profondo). Questa sfida li ha costretti ad abbandonare la cautela e ad impegnarsi in una furiosa campagna preventiva contro lo spavaldo Trump.
La loro accusa è assolutamente ridicola: affermano che l’intenzione di Trump di consegnare Mister Corrotto alla giustizia è, di per sé, un crimine, dal momento che Biden è un probabile contendente per la nomination democratica. Capita però che la Costituzione degli Stati Uniti non abbia ritenuto opportuno fornire ai potenziali candidati [per l’elezione presidenziale] la piena immunità per procedimenti penali passati e futuri. Il fatto è che i Clintoniani hanno sempre pensato essere al di sopra della legge. In effetti, per tre anni il presidente Trump ha evitato di toccarli. I crimini della sig.ra Clinton erano ben noti, dalla semplice faccenda del server di posta elettronica agli omicidi in Libia.
Ci si aspettava che il vincitore Trump, dopo la sconfitta elettorale della potente ex-first lady, avrebbe fatto partire le ingagini per il ruolo avuto dalla signora Clinton nella decisione dell’amministrazione Obama di consentire all’agenzia nucleare russa di acquistare una società di estrazione dell’uranio. I Conservatori, come prova della corruzione, hanno da tempo attirato l’attenzione sulle donazioni a favore della fondazione Clinton di persone associate alla suddetta società, la Uranium One, secondo quanto riferito dal New York Times. I Clintoniani avevano salvato la pelle dell’anziana signora dando vita alla bufala del Russiagate. Nel dibattito elettorale del 2016, Trump aveva detto alla Clinton che, se fosse stato responsabile del sistema legislativo della nazione, “lei sarebbe andata in prigione.” Ma, un anno dopo, lui era al comando e lei non era in prigione, e nemmeno sotto accusa. Lo stratagemma del Russiagate aveva fatto miracoli: il presidente accusato di collusione con la Russia non aveva osato accusare il suo avversario proprio dello stesso reato.
Ora, i Clintoniani hanno deciso di ripetere la loro impresa ed hanno iniziato la procedura di impeachment, sperando che ciò tenga Trump troppo occupato per scoperchiare il pentolone del pasticcio ucraino.
Che cosa era realmente accaduto in Ucraina? Nel 2014, Clintoniani aveva gestito un cambio di regime in questa ex repubblica sovietica. Avevano rimosso il legittimo presidente usando tutta la gamma delle operazioni illegali. L’Ucraina era diventata una colonia dei Clintoniani e Joe Biden il loro viceré in Ucraina. Il coinvolgimento di Biden nel colpo di stato è stato il suo più grande crimine, ma nessuno ne parla, ha fatto notare Joe Lauria. Avevano messo l’Ucraina contro la Russia e fatto scoppiare una guerra civile nell’est di questo sfortunato paese, nonostante i numerosi sforzi del presidente Putin per tenere la Russia fuori dal pasticcio ucraino. Ma avevano anche pensato al profitto personale, come già avevano fatto in Russia nel 1990.
Joe Biden a Kiev era stato trattato in modo regale. Gli era stato chiesto di presiedere le riunioni del governo e si era anche orgogliosamente seduto sul seggio presidenziale. Gli Ucraini non sono famosi per la loro finezza. Persone simpatiche, ma piuttosto semplici, anche per gli standard dell’Europa Orientale. Erano stati coinvolti nella campagna elettorale del 2016 dalla parte dei Clintoniani. Non c’è dubbio che sia stato il vicepresidente Biden l’uomo che aveva diretto questo “coinvolgimento straniero nelle elezioni statunitensi.” I premurosi Ucraini gli avevano fatto avere le prove delle malefatte di Paul Manafort e Manafort era finito in prigione.
L’Ucraina è la seconda casa di CrowdStrike, la compagnia di sicurezza informatica che aveva avuto un ruolo fondamentale nelle accuse alla Russia di interferenze elettorali. Il suo fondatore e capo, un ebreo russo con cittadinanza americana, Dmitry Alperovich, è un nemico patologico della Russia, sul modello di Masha Gessen e Max Boot. La gente a Kiev dice che aveva costruito il capo d’accusa contro la Russia sulla base di un singolo server presumibilmente utilizzato per l’hackeraggio del DNC [Comitato Nazionale Democratico]. Il server si trova in Ucraina, non in Russia. Il presidente Trump, nella sua conversazione con il presidente ucraino Zelens’kyj, aveva chiesto dove si trovasse [il server].
L’argomento del server rende assai nervose molte persone nel campo dei Clintoniani. Lo hanno già contrassegnato con il marchio della “cospirazione,” il che significa che è diventato intoccabile. Come altro elemento di “debunking della cospirazione” hanno utilizzato l’argomentazione dell’uomo di paglia, asserendo che “l’idea che ci fosse un server mancante e che questo server potesse esistere da qualche parte, magari in Ucraina, non ha fondamento nella realtà. La rete del DNC era composta da molti server e computer.” Tuttavia, il server oggetto della domanda di Trump non è il server del DNC, ma il server presumibilmente utilizzato per hackerare il server del DNC. [L’hackeraggio] aveva lasciato alcune tracce in lingua russa e questo è stato presentato come prova del coinvolgimento russo. Ma gli hacker ucraini di Alperovich usano anche il russo come lingua di lavoro e questo aveva consentito all’Ebreo che odia la Russia di creare un’intera catena di “prove” dell’attività di hacker russi dai nomi fantasiosi. Il recupero del server metterebbe fine all’intero mito dell’hackeraggio russo e renderebbe insostenibili le argomentazioni dei Clintoniani.
Alperovich, ossessionato dal suo odio, avrebbe potuto fabbricare il caso dell’ingerenza russa, ma la cosa avrebbe dovuto essere ordinata e [in seguito] utilizzata da qualcuno più in alto nella catena di comando, molto probabilmente da Joe Biden. Ed ora Joe Biden, il vero criminale, che aveva preso tangenti e ricattato i funzionari statali di una nazione amica, che aveva orchestrato il coinvolgimento straniero nelle elezioni statunitensi, è diventato il candidato principale per il Partito Democratico.
I Democratici hanno affermato che Trump aveva minacciato di ritirare fondi dall’Ucraina se [gli Ucraini] non avessero collaborato con l’inchiesta statunitense. Questa affermazione era stata smentita dopo che era stata pubblicata la trascrizione completa della telefonata fra i due presidenti [Trump e Zelens’kyj]. Ma, anche se questa fosse la sacrosanta verità, per gli Stati Uniti sarebbe normale amministrazione. Probabilmente ricorderete le minacce di riduzione degli aiuti formulate dal rappresentante degli Stati Uniti alle Nazioni Unite per costringere degli stati sovrani a votare a favore di Israele. L’esecrabile Nicky Haley aveva dichiarato: “Gli Stati Uniti prenderanno i nomi” e Donald Trump aveva aggiunto le proprie minacce di tagliare gli aiuti.
Che cosa potrebbero trovare di sbagliato [i Democratici] nel fatto che Trump abbia presumibilmente minacciato di tagliare gli aiuti all’Ucraina, se ritengono che Biden fosse perfettamente autorizzato a fare esattamente la stessa cosa? Evidentemente questi signori non sono uomini d’onore.
La prossima corsa presidenziale sta diventando, a quanto pare, un affare globale. In così tanti paesi l’influenza degli Stati Uniti è stata sostenuta da agenti del clan Clinton che tutti sono tentati di fare ciò che chiedono i Clinton, cioè aiutarli a scalzare il presidente Trump. In Ucraina, la lotta fra Clintoniani e Trumpiani è tutt’altro che finita. Il presidente Zelens’kyj ha promesso al presidente Trump di aiutarlo, ma gli oligarchi ucraini sono dalla parte dei Clintoniani.
Tutti tranne uno: Igor (Benny) Kolomoysky, un oligarca ebreo, anticonformista e amico del presidente, è nemico dei Clintoniani. Si oppone anche al Fondo Monetario Internazionale, la potente organizzazione bancaria che ha elargito molti prestiti all’Ucraina. Entro quest’anno, Kiev deve pagare sei miliardi di dollari al FMI per rimanere solvente e il FMI ha rifiutato di rifinanziarla. I prestiti sono stati quasi tutti rubati dalla banda dell’ex presidente Poroshenko. La gente a Kiev afferma che circa 1,7 miliardi di dollari dell’ultimo prestito sono stati intascati dai sostenitori americani di Poroshenko, cioè da Joe Biden e dai suoi sodali. Ora, Kolomoysky suggerisce che il nuovo presidente ucraino potrebbe fare default sui prestiti del FMI.
Kolomoysky è anche l’unico oligarca che non va a letto con i liberali. L’equilibrio di potere in Ucraina non è però favorevole ai Trumpiani. Agli Ucraini piace sostenere i vincitori, già una volta hanno fatto un errore parteggiando per la sig.ra Clinton, perché erano sicuri che avrebbe vinto. Forse commetteranno di nuovo lo stesso errore. Dipenderà da chi sarà il candidato democratico. Joe Biden si è messo nei guai da solo prendendo troppe tangenti in Ucraina, ma un altro contendente potrebbe avere maggiori possibilità, così almeno pensano gli Ucraini. La sig.ra Warren, forse?
[Gli Ucraini] si sono persino trastullati con l’idea della signora Hillary Clinton di nuovo in corsa e questa volta vincente. Gli oligarchi ucraini, primo fra tutti Victor Pinchuk, un miliardario ebreo della città di Dnepro, il numero uno degli Ucraini facoltosi, farebbero qualsiasi cosa per lei. Ha contribuito con molti milioni al suo fondo, finanzia il Consiglio Atlantico, il think tank dei Clintoniani, combatte contro la Russia e gli euroscettici. È “il ricco uomo d’affari” di cui Trump parla nel suo colloquio con Zelens’kyj. A giudicare dal suo interesse per il server ucraino, il presidente Trump è consapevole che la vecchia signora è ancora in grado di commettere qualche marachella e la promessa di mandarla in prigione non è ancora stata mantenuta.
È possibile che, nella corsa presidenziale del 2020, i Democratici usino la tecnica della lepre, come fanno i maratoneti (o i ciclisti o gli sciatori di fondo). Il primo concorrente in gara (nel nostro caso, Biden) farà la maggior parte del lavoro, si stancherà e, all’ultimo momento, si ritirerà dalla competizione, lasciando la nomination ad un suo compagno ben riposato, la Warren, la Clinton o chiunque altro. Tenendo presente ciò, i Trumpiani dovrebbero tenere in serbo un po’ delle munizioni che hanno su Biden (e c’è molto da trovare in Ucraina) fino a quando (o meglio, se) otterrà la nomination.
Israel Shamir
Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/ishamir/the-biden-affair-in-the-ukraine/
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