giovedì 18 luglio 2019

Il caso di Jeffrey Epstein e la depravazione dell’élite finanziaria americana

Il caso di Jeffrey Epstein e la depravazione dell’élite finanziaria americana


DAVID WALSH
wsws.org
Le dimissioni venerdi scorso [12 luglio] di Alexander Acosta, il segretario al lavoro di Donald Trump, sono l’ultimo sviluppo nel sempre più ampio scandalo che circonda il finanziere americano e “manager finanziario dei super-ricchi” Jeffrey Epstein. Il 6 luglio, Epstein era stato arrestato all’aeroporto Teterboro del New Jersey e due giorni dopo incriminato con l’accusa di sfruttamento della prostituzione e cospirazione per sfruttamento di minori a scopo sessuale.
Acosta è stato costretto a lasciare il suo incarico a causa del ruolo avuto, nel 2007, quando era procuratore degli Stati Uniti per la Florida del Sud, nel concordare un patteggiamento con Epstein, che all’epoca si trovava di fronte ad un capo d’accusa che riempiva 53 pagine e alla possibilità di una condanna a 45 anni di carcere federale per le accuse di sfruttamento della prostituzione che coinvolgevano decine di ragazze minorenni. Nel novembre del 2018 le autorità federali avevano accusato Epstein, secondo il Miami Herald, di “aver organizzato, con l’aiuto di giovani reclutatrici, una grande rete, simile ad un culto, di ragazze minorenni, per costringerle a compiere atti sessuali dietro le mura della sua sfarzosa villa sul lungomare, spesso anche tre volte al giorno.
L’eccentrico gestore di hedge fund“, faceva osservare l‘Herald, “i cui amici includevano l’ex presidente Bill Clinton, Donald Trump e il Principe Andrea, come dimostrano le relazioni giudiziarie e quelle dell’FBI, era anche sospettato di aver sfruttato ragazze minorenni, spesso d’oltreoceano, per feste a sfondo sessuale nelle sue diverse case a Manhattan, nel New Messico e nei Caraibi.
L’accordo, a cui Acosta aveva dato il benestare, prevedeva che Epstein si dichiarasse colpevole, di fronte al tribunale dello stato, per solo due dei capi di imputazione riguardanti la prostituzione. Il patteggiamento includeva la concessione al multi-milionario, insieme a diversi coimputati di cui si facevano i nomi e ad ogni altro “potenziale coimputato” anonimo, l’immunità da tutte le accuse federali. Il patteggiamento, definito un “accordo di mancata prosecuzione,” dall’Herald, “aveva, in pratica, interrotto l’indagine dell’FBI ancora in corso volta a stabilire se ci fossero altre vittime e altri personaggi influenti che avevano partecipato ai reati sessuali di Epstein.”
Inoltre, nonostante una legge federale vieti una simile azione, Acosta aveva accettato che le informazioni sull’accordo fossero tenute nascoste alle presunte vittime. Di conseguenza, l’accordo era stato siglato “solo dopo essere stato approvato dal giudice, evitando così ogni possibilità che le ragazze, o chiunque altro, potessero presentarsi in tribunale e cercare di invalidarlo.”
Epstein era stato condannato a 18 mesi di carcere. Invece di scontare la pena in una prigione di stato, era stato ospitato in un’ala privata del carcere della contea di Palm Beach, da cui poteva uscire, di nuovo contro i regolamenti, per lavorare nel suo ufficio fino a 12 ore al giorno, sei giorni alla settimana. Al suo rilascio dopo 13 mesi, era tornato alle sue operazioni finanziarie senza battere ciglio.
Sembrano esserci pochi dubbi sul fatto che Epstein sia colpevole di gravi crimini. Questo non è un caso di “eccessiva sensibilità” da parte di presunte vittime o un caso che tratti di situazioni sessualmente ambigue o confuse, e assolutamente non una caccia alle streghe del tipo #MeToo per carriera, vendetta o altri motivi.
A detta di tutti, Epstein, per soddisfare i bisogni sessuali o psicologici suoi e di altri, aveva deliberatamente iniziato a sfruttare i poveri e gli indifesi. Courtney Wild, che aveva 14 anni quando aveva incontrato Epstein, ha riferito al Miami Herald, “Jeffrey ha approfittato di ragazze che erano in cattive condizioni, ragazze che erano praticamente senza casa. E’ andato alla ricerca di ragazze che pensava nessuno avrebbe ascoltato, e in questo aveva ragione.”
Il quotidiano aggiunge: “La maggior parte delle ragazze proveniva da famiglie disagiate, case monoparentali o da affidamenti. Alcune avevano avuto problemi che le rendevano più grandi della loro età: genitori e amici che si erano suicidati, madri abusate da mariti e fidanzati, padri che le avevano molestate e picchiate. Una ragazza aveva visto il patrigno strangolare il suo fratellastro di 8 anni,” secondo i resoconti del tribunale ottenuti dall’Herald …”Eravamo bambine stupide e povere,” aveva riferito una donna, che non aveva voluto essere nominata perché non aveva mai raccontato a nessuno di Epstein. All’epoca aveva 14 anni ed era una matricola della scuola superiore. “Volevamo solo soldi per i vestiti della scuola, per le scarpe. Ricordo di aver indossato scarpe troppo strette per tre anni di seguito. Non avevamo famiglia e nessuna guida, e ci era stato detto che dovevamo solo stare sedute in una stanza in topless e lui ci avrebbe solo guardato. Sembrava così semplice, e sarebbero stati soldi facili, solo per stare sedute lì.'”
Epstein, nonostante la gravità dei suoi crimini, era stato protetto per anni dai suoi influenti amici e aveva mantenuto le sue connessioni con i ricchi e i potenti.
L’ascesa di Epstein la dice lunga sulla società americana, in particolare quella degli ultimi quarant’anni, e ciò che ne viene fuori equivale ad un’accusa orribile e violenta. Un adulatorio articolo del 2002 (“Jeffrey Epstein: International Moneyman of Mystery” [Jeffrey Epstein: il finanziere internazionale del mistero]) sulla rivista New York, una pubblicazione dedicata all’adorazione della ricchezza e delle celebrità, aveva fornito un raffigurazione di come Epstein, proveniente da un background relativamente umile di Brooklyn, si fosse fatto strada nell’élite americana.
Mentre insegnava fisica e matematica nelle scuole superiori di Manhattan, Epstein aveva attirato l’attenzione di Abe Greenberg, un partner senior della banca d’investimento Bear Stearns. Greenberg, aveva scritto New York, “ha da tempo chiarito che sono i ragazzi affamati e brillanti senza però lauree sofisticate, quelli che preferisce alla Bear. Hanno anche un acronimo: PSD, poveri, intelligenti e con un forte desiderio di diventare ricchi [poor, smart, and a deep desire to be rich]. Era una descrizione che si adattava perfettamente ad Epstein. Era un ragazzo di Brooklyn con un motore nel cervello e, anche se gli piaceva l’insegnamento, questa visione ravvicinata della dolce vita dei suoi studenti dell’Upper East Side gli aveva dato il gusto per le grandi cose.
Epstein aveva iniziato alla Bear Stearns come assistente di un floor trader all’American Stock Exchange. Aveva poi rapidamente trovato, con oscure operazioni finanziarie, la sua redditizia nicchia nel mondo di Wall Street. “All’epoca, il trading di opzioni era un campo arcano e scarsamente compreso, che stava appena iniziando a decollare,” aveva spiegatoNew York. Epstein possedeva le capacità matematiche per padroneggiare il campo. “Nel giro di pochi anni si era formato una propria scuderia di clienti.
Nel 1982 aveva fondato una sua azienda, la J. Epstein & Co. “La filosofia della società era semplice: Epstein avrebbe gestito le fortune individuali e familiari dei clienti da 1 miliardo di dollari in su … Avrebbe avuto il controllo totale di questo miliardo di dollari, addebitato una tariffa fissa e assunto la procura per poter fare ciò che riteneva necessario per far avanzare il procedimento finanziario del cliente. Ed è rimasto fedele alla quota di iscrizione di 1 miliardo di dollari. Secondo le persone che lo conoscono, se tu avessi un capitale di 700 milioni di dollari e sentissi il bisogno dei servizi della Epstein e Co., riceveresti un non così-gentile no-grazie da parte di Epstein.”
Nel 2002, New York aveva parlato delle ricchezze di Epstein e del suo opulento stile di vita: “L’attuale residenza di Epstein a Manhattan: un palazzo di otto piani di quasi 14.000 metri quadrati sulla East 71st Street … Esistono anche altre case, inclusa una enorme villa a Palm Beach ed un castello di più di 15.000 metri quadrati costruito su misura a Santa Fe. Si dice che sia la più grande casa dello stato, quest’ultima si trova in cima a una collina, in un ranch di 6.000 ettari.”
La rivista includeva anche la testimonianza di un futuro presidente degli Stati Uniti e quella di un ex presidente. Donald Trump e Bill Clinton, nei loro commenti, erano rimasti fedeli alla loro vera indole. Trump si era vantato: “Conosco Jeff da 15 anni. Ragazzo fantastico … È molto divertente stare con lui. Si dice persino che gli piacciano le belle donne, proprio come a me, e molte di loro sono giovanissime. Senza dubbio, Jeffrey si gode la sua vita sociale.” Alla luce delle affermazioni e delle accuse che sarebbero sopraggiunte, le sinistre implicazioni delle osservazioni di Trump sono evidenti.
Bill Clinton, attraverso un portavoce, aveva offerto a New York questo tributo pomposo e sospetto: “Jeffrey è, allo stesso tempo, un finanziere di grande successo e un filantropo impegnato, con uno spiccato senso dei mercati globali ed un’approfondita conoscenza della scienza del XXI secolo … In particolare ho apprezzato le sue intuizioni e la sua generosità durante un recente viaggio in Africa per lavorare sul processo democratico, dare più potere alla povera gente, servire la cittadinanza e lottare contro l’HIV/AIDS.
Epstein potrebbe anche essere stato predisposto a certe forme di comportamento antisociale, ma è lecito ritenere che “l’esuberanza irrazionale” del boom di Wall Street, con il suo conseguente egoismo incontrollato, l’avidità e la gretta indifferenza verso gli altri esseri umani, sia stata amplificata e abbia “perfezionato” le sue inclinazioni. Il sudiciume e la corruzione dei circoli finanziari e politici, la loro convinzione di poter fare qualsiasi cosa a chiunque e sfuggire alla legge, hanno senza dubbio influenzato la sua visione e la sua psiche.
Questo era, dopotutto, l’universo morale in cui i trader della Enron Elettricità nel 2001, come in seguito avrebbero rivelato le trascrizioni delle conversazioni registrate, ridevano di tutti i soldi che “rubavano a quelle povere nonne in California” e che “quando un incendio boschivo interrompeva qualche importante linea di trasmissione in California, riducendo le forniture e facendo lievitare i prezzi … celebravano, cantando ‘brucia, piccola, brucia.’”
La forza funziona“, aveva gongolato il Wall Street Journal dopo la Prima Guerra del Golfo, che aveva avuto lo scopo di rubare le riserve di petrolio e di energia del Medio Oriente.
Queste erano le condizioni e l’atmosfera che avevano favorito la nascita della catena di montaggio di abusi sessuali e degenerazioni di Epstein e che, in seguito, l’avevano protetta.
Il finanziere contava tra i suoi amici molte figure di spicco, proprio per le sue capacità di garantire a molti di loro guadagni enormi. Per quale motivo Epstein abbia voluto immischiare alcune delle sue importanti conoscenze nelle sue attività sessuali (forse per poter avere maggiore influenza su di loro) non si sa, ma i guadagni illeciti e la sola “amicizia” non possono spiegare l’enorme protezione che alcuni personaggi di alto livello garantivano ad Epstein .
Ed era un affare bipartisan. Prima delle dimissioni di Acosta di venerdì, i Democratici del Congresso avevano fatto da difensori delle presunte vittime di Epstein e avevano chiesto le dimissioni del segreterio al lavoro. Ma Epstein aveva stretti legami con Clinton e con il professore di legge ad Harvard, Alan Dershowitz, un Democratico, ed era stato un generoso contributore sopratutto dei candidati del Partito Democratico, inclusi John Kerry, Hillary Clinton, Charles Schumer, Richard Gephardt e Joseph Lieberman.
Ironia della sorte, uno dei membri dell’agguerrito team legale di Epstein nel 2006, oltre a Dershowitz, era Kenneth Starr, l’ex procuratore speciale del caso Whitewater, che in seguito aveva indagato sulla relazione sessuale di Clinton con Monica Lewinsky e che aveva presentato un rapporto minuzioso e dettagliato al Congresso, rapporto che aveva poi portato al voto di impeachment da parte della Camera, nel dicembre 1998.
In una dichiarazione, il senatore Lamar Alexander, Repubblicano del Tennessee, ha affermato che l’accordo di Acosta con Epstein era stato riesaminato quando Trump lo aveva nominato segretario al lavoro. L’accordo “era stato un decisione della pubblica accusa ed era stato concordato dal segretario Acosta e vagliato dal nostro comitato,” ha affermato Alexander nella sua dichiarazione. Ha aggiunto, in modo esplicito, “Il Dipartimento di Giustizia sotto gli ultimi tre presidenti, Trump, Obama e Bush, ha sempre difeso la sua gestione del caso.”
Le implicazioni sociali e politiche del caso Epstein stanno rendendo nervose alcune persone. Il New York Times di giovedì era uscito con un editoriale in cui sconsigliava di tramutare l’episodio un caso politico. Prima delle dimissioni di Acosta, il giornale aveva criticato i deputati Democratici per “aver fatto valere la loro autorità di supervisione,” che aveva descritto come un “errore.”
Il Times aveva così continuato: “Che il Congresso si occupi di questo caso è comunque un pessimo utilizzo del tempo e delle risorse limitate dei legislatori. Ed è anche pericoloso perchè, nel bel mezzo della guerra dell’amministrazione Trump contro la supervisione del Congresso in generale, queste audizioni comportano il grosso rischio di trasformare il caso Epstein in una battaglia partigiana e il signor Acosta in un martire politico, attorno a cui il presidente e i suoi seguaci si sentono costretti a far quadrato.”
Un punto di vista peculiare e, preso alla lettera, assolutamente codardo. “Alcuni crimini è meglio tenerli fuori il più possibile dalla politica partigiana,” afferma il Times. Questo detto da un giornale che aveva pubblicato i più sordidi resoconti delle avventure sessuali di Trump durante la campagna presidenziale del 2016, come tema centrale nel suo sostegno all’elezione Hillary Clinton, e che aveva dato legittimità e guidato la caccia alle streghe di #MeToo come promozione delle politiche identitarie del Partito Democratico.
Il Times è chiaramente preoccupato che qualcuno possa guardare in profondità nell’affare Epstein e trarne conclusioni politiche.
Michelle Goldberg del Times sostiene che “il caso Epstein è un richiamo all’ambiente depravato da cui proviene il nostro presidente” e che “l’amministrazione Caligola è viva e vegeta,” dimenticando che il finanziere caduto in disgrazia è un democratico e che Bill Clinton, secondo i registri di volo ottenuti da Fox News, “ha fatto almeno 26 viaggi a bordo del Boeing 727 di Epstein, soprannominato “Lolita Express,” dal 2001 al 2003.”
Helaine Olen sul Washington Post ne fa un caso ancora più forte, sostenendo che lo scandalo Epstein ci dice qualcosa di molto importante su “come potrebbe terminare la nostra attuale era degli eccessi di ricchezza.” Scrive che l’affare “verrà visto negli anni futuri come uno dei tipici eventi che avevano contribuito a far terminare la nostra epoca degli eccessi” e che la gente lo studierà negli anni a venire, proprio come ora si studia il modo di vivere di Maria Antonietta e di Rasputin, alla vigilia della Rivoluzione Francese e di quella russa .
La nostra è un’epoca di crimini sempre più diffusi e mai puniti per chi è ricco e colluso,”scrive. “Lo scandalo Epstein scava buchi nei miti fondamentali del nostro tempo, rivelandoli per quello che sono, vuoti e disgustosi sonniferi usati per giustificare oscene ricchezze, potere e privilegi.”
Parole forti, alle cui implicazioni la Olen non ha indubbiamente pensato. Il problema non è tanto la pena individuale nei confronti Epstein, anche se merita una punizione, nel caso venisse riconosciuto colpevole, quanto l’organizzazione di azioni politiche di massa da parte della classe lavoratrice per farla finita con l’intero, marcio, ordine sociale.
David Walsh
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org